giovedì 11 maggio 2017

LA SANTIFICAZIONE DEL MICROCREDITO DALL’ONU A SOROS, DALLA CARITAS A 5 STELLE

LA SANTIFICAZIONE DEL MICROCREDITO DALL’ONU A SOROS, DALLA CARITAS A 5 STELLE

comidad
Sa Defenza  



L’ONU ha proclamato il 2005 l’anno internazionale del microcredito, il mitico capitalismo dal “volto umano” ad uso delle masse dei poveri e dei diseredati. L’anno dopo il bengalese Muhammad Yunus, il “banchiere dei poveri”, il presunto inventore del microcredito, è stato insignito del premio Nobel per la Pace, a dimostrazione del fatto che, se non fosse per i soldi che elargisce, ricevere il premio Nobel equivarrebbe ad uno sputo in faccia.

In questi ultimi trenta anni il microcredito è diventato una presenza capillare ed assillante nei Paesi cosiddetti in via di sviluppo tramite la diffusione da parte di una miriade di Organizzazioni Non Governative, “nonostante” che questo strumento si sia immediatamente dimostrato incapace di determinare sviluppo, se non per le casse di chi lo gestisce.

Il microcredito ha scatenato nuove sofferenze sociali a cominciare dal sovraindebitamento, con tutte le sue conseguenze in termini di disperazione e di aumento della criminalità per poter pagare i debiti. Prima ancora che i “migrations loans” venissero del tutto ufficializzati, centri di ricerca specializzati come il Migration Policy Institute ponevano in evidenza anche il crescente legame tra il microcredito e la spinta alla migrazione. Quindi si emigra a credito e il migrante è un sovraindebitato. 

Non ci vuole un grande sforzo di immaginazione per indovinare chi sia uno dei maggiori investitori nel business del microcredito: il solito George Soros. Nel 2010 Soros guidò una cordata di investitori americani verso la nuova terra promessa dei profitti illimitati, acquistando azioni della società indiana SKS Microfinance. Sembrò che gli investimenti del finanziere ungherese-americano non avessero portato fortuna alla SKS, perché l’anno dopo si verificò uno scandalo finanziario, con lo scoppio alla Borsa di Mumbai della bolla speculativa legata al microcredito e con la rivelazione dei metodi di riscossione, che inducevano i contadini indiani al suicidio.


Niente di grave. La SKS infatti ha cambiato nome e continua la sua attività come Bharat Financial Inclusion Limited, perciò Soros e soci continuano tranquillamente ad investire nel business. Le fortune del microcredito sono dovute anche al fatto che consente una continua sperimentazione di nuove forme di “inclusione” finanziaria. I bancomat e le card vengono infatti sostituti da strumenti biometrici come la lettura delle vene del palmo della mano. Questa è la tecnica con cui attualmente vengono “inclusi” milioni di contadini, i quali, per sfuggire alla rilevazione biometrica dei loro debiti, saranno probabilmente costretti a tagliarsi le mani. 

Nel frattempo il microcredito ha acquistato proseliti sempre più “insospettabili” come la Caritas, la quale giustifica il suo ingresso nel business col pretesto di voler rispettare la dignità dei poveri, che ci tengono a dimostrare di poter fare da soli. Si tratta del solito luogo comune secondo cui il problema dei poveri sarebbe quello di emanciparsi dall’assistenzialismo, quando invece il vero e unico assistenzialismo è quello a beneficio dei ricchi, anche se camuffato altrimenti, come dimostra appunto la vicenda del microcredito.

A proposito di “insospettabili”, in Italia la formazione politica che ha adottato il microcredito come bandiera è il Movimento 5 Stelle, che allo scopo avrebbe messo a disposizione quote degli stipendi dei propri parlamentari. Il Movimento 5 Stelle ha aperto uno sportello telematico del microcredito per aspiranti piccoli imprenditori. L’iniziativa dei 5 Stelle in sé è poca cosa e potrebbe avere appena un carattere simbolico, ma rischia di diventare veicolo e malleveria di ulteriori operazioni di colonialismo finanziario nei confronti di masse da illudere e irretire nel sovraindebitamento.


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